Ghiacciai alpini

Il Dente del Gigante e le Grandes Jorasses dal versante sud

Siamo tornati da poco dalle Alpi occidentali franco-italiane.. sì, quelle più grandi in assoluto...
Personalmente sono rimasto affascinato, colpito, allucinato (?), intimorito dalla maestosità dei paesaggi e dalla possenza di quelle montagne...


Siamo stati sul massiccio del Monte Bianco, non sopra purtroppo ma solo nei dintorni (a studiare il terreno... magari in futuro...)


Penso di poter dire siano le montagne più grandi che io abbia mai visto.. severe e dure... che mi fanno sembrare colline gli Appennini abruzzesi (dove sono cresciuto) e dolci montagne le Alpi trentine (dove vivo). Persino le Dolomiti (dopo la recente ascensione al panoramico Piz Boè) mi sono sembrate montagne più a misura d'uomo rispetto a questi colossi (anche se le Dolomiti in quanto a bellezza estetica non hanno eguali, uhm forse Campo Imperatore con il Gran Sasso e la Majella...).
Dapprima i versanti glaciali francesi dell'Aiguille du Midi, del Mont Blanc du Tacul, del Mont Maudit, dell'Aiguille Verte ed infine dei versanti italiani, selvaggi e smisurati, dell'Aiguille Noire e Blanche, delle Grandes Jorasses e del Dente del Gigante, mi hanno intimorito facendomi sentire piccolo dinanzi alla grandezza di quei colossi di granito che si ergono in verticale per migliaia di metri.
Forse non è stata la sola cruda verticalità di questa montagna di montagne ad entusiasmarmi, ma credo anche la presenza dei grandiosi ghiacci alpini perenni.


Quello nella foto è il ghiacciaio del Bossons, sul versante francese a Chamonix. Non siamo in quota, ma in pieno centro abitato di Chamonix, a soli 1000 metri sul livello del mare; il fronte di questo ghiacciaio, che parte direttamente dalla cima del Monte Bianco, arriva ad una quota di soli 1300 metri circa (mentre la cima si trova ben 3500 metri più in alto......).
Chamonix, grande centro urbano di circa 10.000 abitanti (considerando la posizione montana) e stra-stazione turistica internazionale, è un posto meraviglioso (nonostante l'eccesso di turismo e consumismo) immerso così in questi ghiacciai e guglie verticali. 
Questi scorci di ghiaccio sulla città mi hanno lasciato senza fiato (pensando di essere teletrasportato in una irrealistica città europea del Polo.


Dopo questo prologo "mondano" cerco di organizzare le idee e le ricerche che ho fatto sui ghiacciai. Infatti, preso dalla curiosità, non riuscivo a capacitarmi di quelle lingue glaciali che arrivavano fino a valle (siamo a poco più a 45° latitudine nord...)
Da Wikipedia:
Ed ancora:
Al di sopra del limite delle nevi permanenti, i fiocchi di neve soffici e leggerissimi a causa dell'inclusione di grandi quantità di aria (densità 0.18937246 g/cm3) col tempo si accumulano e si compattano sotto l'azione combinata del proprio peso e del processo di metamorfismo dei cristalli di ghiaccio le quali portano ad espellere l'aria contenuta negli interstizi e a formare aggregati via via più densi: prima la neve granulare (0.3 g/cm3) e poi, dopo una estate, il Firn (0.5 g/cm3). La completa trasformazione in ghiaccio (0.9 g/cm3) è un processo ancora più lento che può richiedere anche più di 100 anni e avviene per compattazione della neve sotto accumuli di decine di metri di spessore. Nei ghiacciai delle zone temperate il processo è accelerato dall'eventuale fusione della neve durante il dì e dalla successiva trasformazione per congelamento, direttamente in ghiaccio, durante la notte dell'acqua formatasi. Occorrono comunque in media cinque anni perché si formi ghiaccio sotto un accumulo di neve spesso una ventina di metri.
La lentezza (anche 100 anni!) e la potenza con cui prende forma un ghiacciaio aumenta sempre di più l'ammirazione per questa formazione naturale.
Come abbiamo fatto a carpire la potenza di un ammasso di ghiaccio apparentemente fermo? Per prima cosa dalle sue tracce, ossia dagli spazi che ha lasciato liberi. In questa maledetta epoca di riscaldamento globale, i ghiacciai, si sa, sono in ritiro lasciando dietro di sé le impronte su cui prima risiedevano (montagne nude, lisce, pietraie) formando le valli ad U che conosciamo fin dai tempi delle elementari. Ci siamo resi conto che molte delle valli intorno a noi ospitavano ghiacciai in tempi antichi. Nella foto seguente ho evidenziato la parte del versante che probabilmente un tempo (credo fino alla fine del 1800) ospitava il ghiacciaio de la Lex Blanche (Val Veny) e che ora si è ritirato più in quota.



Ai miei occhi quella vallata glabra testimonia la potenza del ghiacciaio (e allo stesso tempo la sua debolezza). Sempre più incuriosito continuo le mie ricerche e fondendo le nuove e le antiche conoscenze (...scoperta dell'acqua calda...) realizzo che, in fondo, tutte le vallate alpine sono state formate da ghiacciai, dal momento che hanno praticamente tutte fondo a U, inclusa la Valle di Chamonix, Val d'Aosta, Val d'Adige, etc etc...
La cosa che abbiam imparato ad osservare meglio sono proprio le tracce che i ghiacciai lasciano: entrando (o uscendo) in Val d'Aosta, all'altezza di Ivrea, si scorge una strana formazione collinosa dal pendio stranamente regolare verso est (vedi immagine): è la morena laterale del ghiacciaio che nelle ere glaciali ha formato la Valle d'Aosta.



Qui vediamo il rilievo da GoogleMaps, in arancio la morena laterale della foto sopra.




Qui invece si vede la testimonianza della traccia ghiacciaio Gardesano-Atesino (oltre al Lago di Garda appunto formatosi riempiendo con l'acqua di scioglimento la depressione che ha scavato il ghiacciaio).

 


Stiamo parlando di preistoria (anche se l'ultima glaciazione è finita "solo" 20.000 anni fa circa). Ma i segni della potenza di un ghiacciaio sono ben visibili a distanza di millenni.

Che dire invece dei torrenti che si formano dallo scioglimento delle nevi e ghiacci? Spesso si sente parlare del "silenzio delle montagne". In estate però il silenzio non regna davvero in queste montagne: il rumore dei torrenti è fragoroso, quasi assordante. Per non parlare del frastuono di un torrente ingrossato da piogge, dalle scariche delle pietre portate giù dalla montagna oppure dalle valanghe sul ghiacciaio.
Le montagne sono vive e ne danno forte segno.


Torrente glaciale (Dora di Veny)
Lo stesso torrente dopo il maltempo
Valanghe sul ghiacciaio della Brenva
Questo post è lungi da essere un trattato sui ghiacciai o sul Monte Bianco (per questo ci sono i trattati "seri" di geologi, glaciologi e studiosi). Spero di non suscitare le ire di nessuno pubblicando queste nostre personalissime scoperte.
Le Lac Blanc con veduta sul versante nord del Monte Bianco